Omelia (16-04-2013) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Commento su Giovanni 6, 35 "Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! ." GV 6, 35 Come vivere questa parola? L'opera da fare, la folla, la chiede a Gesù. " Che opera fai, perché noi crediamo?". Hanno bisogno di segni per sostenere la fede, hanno bisogno di stupirsi, di vedere avverarsi l'incredibile per esprimere fiducia. Senza comprendere che l'opera la devono fare loro, accogliendo quell'azione interiore di Dio che spinge la persona a staccarsi da sé e ad accogliere l'altro, nella sua originale condizione. Un altro da sé che si moltiplica nei milioni di esseri umani presenti sulla terra, nell'altro da sé che si incontra perforando lo spazio e il tempo e che è Dio stesso. Gesù ha appena fatto un miracolo strepitoso e interessante: ha moltiplicato il pane per migliaia di persone, lo ha regalato a tutti. Sembra che non basti questi segno. L'opera educativa di Gesù cerca di aiutare la folla a passare dal segno al suo significato vero: con la metafora " Io sono il pane della vita" chiede alla folla un salto di qualità. Sembra dire loro: questa è la mia opera, mi faccio pane io, perché ognuno di voi non solo mi possa guardare, ma mi possa mangiare, mi possa condividere, mi possa sperimentare come energia, come forza vitale per andare avanti. Con me "dentro" non ci sarà più fame né sete... in altre parole, ci sarà equilibrio, ci saranno giustizia e misericordia, ci saranno verità e pace, ci sarà amore e fiducia. Oggi, Signore non farmi rimpiangere una manna del passato, fammi riconoscere la smisurata grandezza del dono che ci hai fatto nel Figlio! La voce di un maestro nella fede oggi Mangiare il pane del cielo è lo stesso che credere in Gesù. E' credere che lui è venuto dal cielo come rivelazione del Padre. E' accettare il cammino che lui ha insegnato. B. Secondin |