Omelia (04-04-2004) |
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Amare sino alla fine Fino alla fine dei tempi la croce, piantata sulla terra, non cesserà di gridare agli uomini con grande forza: Guardate e capite quanto Dio vi ama! Non vorrete ricambiare questo amore? Rifiuterete ancora di amarvi tra di voi, come egli vi domanda? - Cristo è morto, e di quale morte... Il giorno delle palme entra a Gerusalemme da trionfatore. Meno di quattro giorni dopo è arrestato, giudicato e condannato. E soffre fino all'estremo. Deriso, insultato, trascinato nel fango, alla fine muore inchiodato su di una croce come il più infame dei criminali. Tutto questo lo sappiamo bene, ma forse lo consideriamo come un avvenimento a noi estraneo. E invece Cristo dovrebbe esserci più caro di un padre o di una madre. Dobbiamo sforzarci di vivere la sua passione con i sentimenti che ha avuto la madre sua, la vergine Maria. - Cristo ci ha amati, e di quale amore... Perché ha accettato e perfino voluto questa morte crudele? Per amor nostro! "Avendo amato i suoi - scrive san Giovanni -, li amò sino alla fine". La vita di Cristo tutta intera è un mistero di amore; non poteva quindi concluderla che con il più sublime atto di amore: dare la sua vita per quelli che amava. Meditiamo a lungo la passione di Cristo: il nostro cuore, per quanto indurito possa essere, comprenderà finalmente il grido del suo cuore: "Guardate se c'è un amore simile al mio amore!". - Cristo ha liberato e salvato l'uomo... L'amore di Cristo spinto fino a questo estremo, avrà un effetto prodigioso, inimmaginabile: l'uomo non sarà solamente purificato dai suoi peccati, strappato dalla sua miseria e preservato dalla morte eterna, ma, divenuto figlio di Dio col battesimo, sarà chiamato, se persevererà nel bene, a condividere per sempre la felicità e la gloria di Dio. |