Omelia (21-04-2013)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Giovanni 10,27-28

«Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do oro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano...»
Gv 10,27-28


Come vivere questa Parola?

Il versetto dal vangelo di questa domenica richiama alla nostra mente e ai nostri occhi l'immagine tenera e rassicurante del Buon Pastore: la sua cura paziente per ogni pecora che gli è affidata, la sua guida sapiente attraverso le valli verdeggianti ma talvolta tenebrose e piene di insidie, la sua fermezza nel custodire la dimora del suo gregge... È una figura cara sia agli autori dell'Antico che del Nuovo Testamento e nel vangelo secondo Giovanni si arricchisce di alcune sfumature significative, tra cui l'ascolto e la conoscenza reciproca tra il pastore e le pecore: due aspetti che diventano dei presupposti di chi crede.

E chi crede, entra a far parte nella dimora del Pastore, tra il gregge che egli saldamente conduce. Chi crede, sa ascoltare e riconosce nella voce del Maestro la sua benevolenza, propria per ogni persona chiamata a seguirlo dovunque egli vada. Rimanendo accanto a Lui non si perderà, non potrà essere strappato alla cura benevole della sua mano. Perché Lui è - anche - l'Agnello: immolato per noi, vicino al trono del Padre, è sempre il nostro pastore, ci guida alle fonti delle acque della vita, asciuga ogni lacrima dai nostri occhi (cf Ap 7, 17 ~ seconda lettura)... e ci dona la vita eterna.

Ascoltiamo il nostro Pastore, seguiamolo, imitiamolo a prenderci cura l'uno dell'altro, testimoniamo la sua presenza nel recinto di questo nostro mondo!

Solo Tu sei il Signore, Dio: tu ci hai fatti e noi siamo tuoi! (cf Salmo responsoriale 100,3)

Dal Messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni 2013:

Cari giovani, non abbiate paura di seguire Gesù e di percorrere le vie esigenti e coraggiose della carità e dell'impegno generoso! Così sarete felici di servire, sarete testimoni di quella gioia che il mondo non può dare, sarete fiamme vive di un amore infinito ed eterno, imparerete a «rendere ragione della speranza che è in voi» (1Pt 3,15).