Omelia (24-04-2013)
Riccardo Ripoli
Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno

Chi siamo noi per poter condannare qualcuno?
Se per ogni nostra azione sbagliata ricevessimo il giudizio non tanto sull'azione, quanto sulla nostra persona, chi si salverebbe?
Purtroppo capita spesso di condannare qualcuno per qualcosa che ha fatto, metterlo da parte, indicarlo come il grande peccatore, l'errore vivente, la persona da non frequentare e da scansare. Ma chi siamo per fare questo? Nel Vangelo anche il Signore ci dice "Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell'ultimo giorno". Nell'ultimo giorno, alla fine di tutto spetterà a Dio fare un giudizio sul bene e sul male che abbiamo fatto, non certo a noi ad ogni azione del nostro prossimo.
E' facile cadere in tentazione e puntare il dito quando vediamo brutte azioni nell'altro, ma nostro dovere di cristiani se credete, ma anche se non avete Fede per migliorare la nostra società, è quello di correggere con pazienza gli errori degli altri, dei nostri figli, dei genitori, degli insegnanti.
Quando un bambino arriva da noi, sia in diurno che in residenziale, ha una valigia più o meno grande piena di errori. E' colpa loro? Certo che no, gli è stato insegnato a comportarsi in un certo modo. Allora è colpa dei genitori? Certo che no, perché anche a loro è stato insegnato un certo comportamento. Ed allora di chi è la colpa?
Ma cosa ve ne importa di chi lo sia, cosa vi importa di giudicare e addossare sempre una colpa a qualcuno? Non giochiamo a fare Dio, ad essere i salvatori dell'umanità, limitiamoci a correggere il tiro, ad insegnare a chi possiamo che certe azioni non sono buone, che ci sono alternative al loro comportamento. Insegniamolo con l'esempio e con la parola, facciamo loro vedere e provare come l'amore vinca sull'odio.
Ma se giudichiamo, se condanniamo riusciremo solo ad impartire loro una lezione, quella di cercare di essere più furbi degli altri, di comportarsi in maniera truffaldina.
Pensate che esempio e dialogo bastino a cambiare qualcuno, a spezzare una catena che dura da generazioni?
A volte si, a volte no, ma quale alternativa abbiamo?
Difficilmente chi entra in prigione ne esce migliore, ma chi viene messo alla prova, colui al quale viene data un seconda possibilità, la capacità di dimostrare quanto egli valga, si impegnerà fino allo spasimo per far vedere il suo valore.