Omelia (28-04-2013) |
Riccardo Ripoli |
Che vi amiate gli uni gli altri L'amore di ognuno di noi verso gli altri è una delle cose più difficili che possano esserci, eppure la più semplice. Se infatti è assai semplice amare chi ci è vicino, colui che ci vuole bene, che si preoccupa della nostra salute e cammina a fianco a noi, ben più difficile è amare chi non conosciamo o, peggio, chi ci fa del male o ne ad altri. Eppure basterebbe poco, basterebbe non giudicare, non vedere il prossimo a seconda delle sue caratteristiche, non guardare i difetti o le sue azioni ed amarlo così come egli è. Ma cosa significa amare? Questa bellissima parola oggigiorno è usata impropriamente milioni di volte, ma amare significa volere il bene del prossimo senza pretendere nulla in cambio. Amare vuol dire avere il coraggio di lasciare andare via chi si ama se questo è il suo bene, significa denunciare un figlio se non riusciamo a fermare la sua aggressività da soli, vuol dire stare a dialogare con qualcuno che ti urla in faccia mille improperi, significa combattere per proteggere un debole. Amare non è tutto rose e fiori, anzi il più delle volte è pena e dolore, sacrificio e umiliazione. Con i figli si deve essere pronti ad amare incondizionatamente perché ricevere un sorriso da loro, a fronte di una vita spesa a crescerli, è già un grande ritorno. Fare il genitore non è cosa facile e ciò che si raccoglie è spesso una porta chiusa in faccia ed una serie di lamentele, è vedere due spalle che si allontanano e non fanno più ritorno, è osservare un ragazzo che butta via la sua vita senza voglia di studiare né di lavorare. Amare è continuare ad amare. Non c'è fine all'amore, a quello vero. |