Omelia (25-04-2013) |
Riccardo Ripoli |
Partirono e predicarono dappertutto Se crediamo in qualcosa abbiamo il desiderio di comunicare ciò in cui crediamo a tutti coloro che incontriamo, anzi andiamo a bussare alle porte per raccontare la nostra gioia. Così è certamente per la Fede, ma non solo, anche per ogni principio fatto nostro. Io credo nell'affido e cerco ogni luogo ove poterne parlare, ogni testata giornalistica dove poter fare un articolo, ogni forum o gruppo nel quale far ascoltare la voce silenziosa di tanti bambini maltrattati. C'è chi crede nella natura, nella tutela degli animali, nel disarmo, nella politica. Ognuno a proprio modo sparge il seme di ciò che ha imparato e condiviso. Così chi ha Fede farà di tutto per far conoscere al prossimo ciò che prova e che sente, non per convincere, ma per dare un proprio punto di vista. La sera con i ragazzi, quando facciamo la nostra riunione serale, prendiamo una frase del Vangelo e la commentiamo cercando in essa i valori che siano validi non solo per chi creda in Dio, ma sopratutto per chi non crede. Altrimenti sarebbe come parlare di affidamento con chi ha già accolto un bimbo nella propria famiglia. Utile fortificarsi e parlarne, certamente, ma è sicuramente più importante confrontarsi con chi sia lontano da tale esperienza, non per convincerlo, ma per fargli capire che esiste una realtà ed una chiave di lettura che forse ancora non conoscono, non per colpa, ma per le circostanze della vita. Il dialogo sulla Fede deve essere instaurato con tutti, ma in special modo con coloro che sono lontani da Dio per i motivi più disparati che non spetta certo a noi giudicare. Non è convincimento, ma amore nel donare quello che per noi è passione, spiegazione della vita, valori da seguire, proposta per un continuo miglioramento e crescita. |