Omelia (09-04-2004)
Totustuus
Commento Giovanni 18,1- 19,42

La meditazione della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo è stata e continua ad essere fonte di santità cristiana e cammino di conversione profonda per gli uomini. Oggi, in questa suggestiva liturgia del Venerdì Santo, insieme austera ed espressiva, la nostra anima si prostra — come faranno i ministri all´inizio di questa cerimonia — si ritira per pregare, per adorare Cristo in croce, principio della nostra salvezza. Come il Santo Padre, nel suo pellegrinaggio in Terra Santa, ha voluto trattenersi alcuni minuti in più nel Santo Sepolcro, così pure noi soffermiamoci oggi per stare con Cristo sul Calvario, e per comprendere, se si può, l´amore di Dio per noi.
La Passione del Signore secondo san Giovanni ci presenta, soprattutto, la "esaltazione di Cristo". Sulla croce, Cristo regna, Cristo è esaltato, Cristo trionfa sul peccato e sul diavolo. Per questo motivo, oggi non è effettivamente un giorno di lutto — gli ornamenti non sono neri, né violetti — ma è un giorno in cui si celebra l´amore di Dio per l´uomo, amore che arriva alla sua più alta espressione. Dio ´non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noiª (Rm 8,32). Oggi il cuore si sofferma a contemplare come il Figlio Unigenito di Dio, consustanziale al Padre, eterno come il Padre, essendosi incarnato, ci dà la più alta prova d´amore: muore per noi, perché davvero ´nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amiciª (Gv 15,13). ´Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua stradaª (Is 53,5). Vuol dire che Cristo ha pagato per i miei peccati e in ciò c´è una grande prova del suo amore per me.
La Porta Santa per la quale passiamo per acquistare l´indulgenza nell´Anno Giubilare è Cristo stesso, in Lui solo c´è salvezza, perché ´non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvatiª (At 4,12). Sulla Porta Santa di San Pietro c´è l´immagine di un pastore che con le braccia a croce si avventura in un burrone per salvare la pecora caduta nel precipizio. Oggi, Venerdì Santo, si fa palese che quel coraggioso pastore che dà la vita e quella porta che dà accesso alla Gloria è Cristo in Croce, che morì per noi. Questo è il suo regno.
Dice bene santa Teresa di Gesù: "Nella croce c´è la vita/e la consolazione./E questa sola è la via al cielo".
Quando il peso dei nostri peccati o dei peccati del mondo ci opprime, quando sentiamo la fragilità della nostra umanità e ci accorgiamo di portare un tesoro in vasi di creta, guardiamo Cristo che ci rivela l´amore del Padre sulla sua Croce: chi ha visto Cristo ha visto il Padre. Gesù incrociò lo sguardo con Pietro dopo il suo rinnegamento, e Pietro pianse, e Pietro si riprese. Dio vuole che la nostra vita viva, che non resti attanagliata dalla paura o dal peccato. Dio vuole che compiamo la nostra missione nonostante la nostra fragilità umana, affinché sia evidente che un potere tanto straordinario viene da Dio.
Quando sentiamo la solitudine, il dolore, le pene intime dell´anima, e viene alle nostre labbra il lamento "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Perché ti sei dimenticato di me? Perché non ti prendi più cura di me?", dobbiamo tornare alla Croce di Cristo e sapere che Egli si è fatto partecipe di tutte le nostre croci, e che egli ci accompagna fino alla fine dei secoli, in tutti i momenti della vita, specialmente in quelli più difficili.
Quando la mancanza di speranza dovesse bussare alla nostra porta, dobbiamo ricordare che il Signore è fedele alla sua Parola, alla sua Alleanza e non dimentica, non abbandona. ´Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò maiª (Is 49,15). Quale stupore scoprire nuovamente il valore della mia croce quale prova dell´amicizia di Cristo! Il valore della croce che come cristiano ogni mattina segno sulla mia fronte. Il valore della croce che io, come sacerdote, prendo su di me nel perdonare i peccati "in persona Christi". Il valore della croce che, come religioso, è l´unica cosa che posso dire propriamente mio.
La comprensione della croce richiede solo umiltà, non è questione di saggezza o di età, ma di semplicità, come dimostra il caso dei "pastorelli" di Fatima, Francisco e Giacinta, che in tenera età — dieci e otto anni, rispettivamente —, giunsero alla comprensione del valore della salvezza di una sola anima, e offrivano gioiosi i loro sacrifici secondo questa intenzione. Nonostante la loro giovanissima età, avevano raggiunto un´alta comprensione della croce di Cristo. Solo gli umili sanno piegare la schiena sotto il peso della croce e solo in loro la croce realizza quell´azione di purificazione del peccato.