Omelia (08-04-2004)
don Mario Campisi
La morte di Gesù come atto d'Amore per l'uomo

Tema di questo delicato e, nel contempo, tremendo quadro è la carità di Dio. Delicato perché possiamo vedere fino a dove si estende l'amore di Gesù per i suoi discepoli e per noi; tremendo perché il tradimento, che avverrà di lì a poco ad opera di satana in Giuda, introduce Gesù e noi nell'ora oscura della sua Via Crucis.
Il quarto evangelista riassume la missione di Gesù con una sola parola: un'opera d'amore. Qui l'amore diventa obbedienza del Figlio sino alla suprema manifestazione. Il compimento dell'amore si celebra nella festa di Pasqua, nell'"ora" di Gesù: quella del dono, della sua morte e risurrezione.
"L'"ora" di Gesù rende ben chiaro che egli si accostava alla sua morte come a un atto di amore per coloro che credevano in lui. Mette anche bene in chiaro che la sua morte fu una vittoria perché era ritornato al Padre. Queste due idee, dell'amore totale per i suoi discepoli che egli sta per lasciare e del ritorno al Padre si intrecciano a formare il motivo conduttore di tutta quanta la scena.
L'amore in questa famosa scena della lavanda dei piedi è una vera e propria "consegna". Una consegna che Gesù compie non solo con le parole ma soprattutto con i gesti: "Si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita". Lo stare a tavola evoca subito il calore di un'amicizia. Giovanni non narra il mistero dell'ultima cena come i sinottici, ma lo presuppone. Egli insiste piuttosto sulla "lavanda dei piedi". Ciò che fa in questo gesto del lavare i piedi agli apostoli non era previsto nelle abluzioni delle cene ebraiche pasquali. Il grembiule cinto ai fianchi, il lavare i piedi, era compito dei servi o degli schiavi, solleciti a refrigerare le membra dell'ospite. Quindi che proprio quel gesto lo focesse Gesù in persona destò molta meraviglia tanto da provocare la reazione di Pietro: "Non mi laverai mai i piedi!". Accanto alla consegna di un memoriale - "Fate questo in memoria di me" - c'è quello di un atto che dovrà essere lo stile del discepolo "Vi ho dato l'esempio, perché, come ho fatto io, facciate anche voi". La novità dell'amore fraterno è già tutta anticipata dall'amore che si dona (eucaristia) e serve (lavanda dei piedi).
Sullo sfondo di questa prima consegna (eucaristia, servizio, comandamento nuovo) si profila l'ombra di satana che ormai ha afferrato il cuore di Giuda.; c'è il freddo della notte che avvolge i pensieri; c'è l'agguato del tradimento. Sono tre parole che descrivono il cuore dell'uomo che si allontana dalla luce dell'Amore: tradimento, satana, notte. Le magistrali pennellate di Giovanni delineano il profilo del peccato: il tradire che è rifiuto dell'amore; il compromettersi con l'antiamore (il diavolo), l'uscire dall'orizzonte della luce: nella notte della solitudine, della disperazione e della morte.
A redere più dolorosa l'ora di Gesù c'è anche la presunzione di Pietro, con il suo rinnegamento. Non c'è molta distanza tra il tradimento e il rinnegamento. Il tradimento di Giuda è l'"amore per il denaro"; il rinnegamento di Pietro è l'"amore di sé", la presunzione. In fondo, in ambedue c'è una fede fragile.
Però su questo sfondo oscuro e di tenebra si profila il comandamento dell'amore a fondamento della nuova fraternità dei discepoli; si delinea il nome vero del discepolo, il suo segno di riconoscimento: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri". L'amore è sinonimo di cristiano. Non ci sono altri connotati più precisi dell'amore.