Omelia (08-04-2004) |
mons. Antonio Riboldi |
Insieme verso la Pasqua E' un mio desiderio vivere questi giorni santi con tanti miei amici, che mi hanno seguito nel cammino quaresimale verso la PAsqua. Oggi è il giorno di Dio che svela l'amore. La mattina, in tutte le Cattedrali del mondo, i Vescovi radunano clero e fedeli per celebrare quella che noi chiamiamo "la Messa del Sacro Crisma", ossia la benedizione degli oli: l'olio per i Catecumeni, con cui veniamo unti nel Battesimo; l'olio degli infermi, che è per gli ammalati; la solenne benedizione del Sacro Crisma, con cui vengono "unti" i cresimandi, i sacerdoti ed i vescovi. In altre parole, è il segno di appartenenza a nostro Signore. E per l'occasione è la solenne celebrazione di quel tesoro, che è l'unità della Chiesa, che la vede una cosa sola: il vescovo con il clero e con i fedeli. E' commovente anche solo assistere a questa immagine di un popolo che, in Cristo, è una cosa sola. "Che siano una cosa sola, come tu, Padre ed io siamo una cosa sola". E' la preghiera che Gesù ha fatto al Padre proprio il giovedì santo. A sera, forse più sentita, è la celebrazione che si chiama "Cena del Signore", ossia l'istituzione dell'Eucarestia: "Fate questo in memoria di Me". E quelle parole: "Questo è il mio Corpo, mangiatelo...questo è il calice del mio sangue, bevetelo", sono la vita di Cristo, che si dona concretamente, per essere il nostro Pane della Vita. Un mistero di amore che viene ripetuto innumerevoli volte, ogni giorno, in tutto il mondo. Ed è il centro della festa e della vita della domenica, "giorno del Signore". Questo entrare in comunione con Dio stesso, attraverso l'Eucarestia, è davvero il più grande gesto di amore che dà senso e luce a questa nostra vita, troppe volte "spenta" e senza senso. E' il giorno santo che ci interpella fino a che punto noi ci vogliamo bene; fino a che punto essere di Cristo vuol dire anche appartenersi gli uni gli altri: fino a che punto Gesù è il Senso e il Cibo della nostra vita. E durante la celebrazione della "Cena del Signore", è Gesù che si fa esempio di come si ama, cingendosi i fianchi con un grembiule e lavando i piedi dei suoi. Amare è servire. Come manca questo grembiule, per la voglia di potere o di egoismo! Poi la Chiesa invita tutti ad accompagnare Gesù nella sua agonia, nell'Orto del Getsemani, nascondendosi nel silenzio, che una volta chiamavamo "i sepolcri", e che sono invece la veglia con Lui nella sua agonia...che è l'agonia dell'uomo e del mondo di oggi! |