Omelia (08-05-2013)
Riccardo Ripoli
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso

Una delle pene dei genitori è quella di non poter comunicare con i figli. Ci sarebbero da dire milioni di cose, ma capiamo che i ragazzi non hanno quella maturità per capirle tutte e quella forza per accettarne il peso. Così dobbiamo fare delle scelte, parlando di alcune cose, tacendone altre in attesa dei giusti tempi, trovando le parole adatte per spiegare qualcosa per loro difficile da comprendere. A volte c'è la necessità di comunicare alcune notizie ad un bambino e non è cosa facile. Come spiegare la morte di un genitore o di un fratellino, come dire al figlio della separazione, come fare per fargli accettare una brutta malattia?
Spesso si rinuncia a parlare con i ragazzi perché si pensa che siano stupidi o non capiscano le cose "da grandi". E se anche è vero che qualcosa non capiscono, molto intuiscono e lasciarli da soli nell'interpretazione dei fatti non è mai cosa buona perché vuol dire farli crescere senza una guida, senza una direzione mirata verso i valori della vita.
Io e la mia mamma avevamo un rapporto molto bello e lei si sforzava continuamente di parlare con me, di dialogare su ogni problema, stando sempre attenta alle parole che usava, evitando con molta cura di gravare sulle mie spalle ancora in formazione con i suoi problemi. Quando vedevo che era triste e sconsolata, quando aveva nel cuore un pensiero che la tormentava me ne accorgevo e le chiedevo cosa avesse. Per lei sarebbe stato forse più facile rispondermi con un "niente grazie, sto bene" oppure un "ora passa" e lasciarmi nell'ombra a decifrare quella tristezza che spesso, specie quando la malattia la stava portando via, cercava in tutti i modi di nascondermi. Invece utilizzava tutta la sua pazienza ed il suo amore per cercare le parole per farmi capire il suo problema. Ricordo che quando ero bambino mi parlava del suo rapporto con la mia nonna che vedeva invecchiare e la cosa la addolorava perché non poteva più parlare con lei come faceva un tempo, dei problemi a scuola con i colleghi e delle battaglie che doveva fare, dei suoi pensieri verso certi alunni indisciplinati che voleva aiutare. Non mi ha mai investito con tutto il peso che la opprimeva mi dava però quelle indicazioni che mi permettevano di avere un'idea del problema, ragionandoci e riflettendoci cominciando a capire che la vita non è tutta rose e fiori.
Il Signore fa così con noi, ci fa capire alcune cose, ma utilizza modalità che ci portano a riflettere sulla realtà.
Ci ama tantissimo, così come un genitore ama il proprio figlio, e ci protegge facendoci crescere pian piano nella Fede e nell'amore verso il prossimo. Se ascolteremo i nostri genitori, se seguiremo i loro insegnamenti anche quando non ci saranno più, diventeremo uomini e donne migliori. Così se ascolteremo gli insegnamenti di Gesù potremo capire meglio con il cuore questo pazzo mondo e quanti lo popolano accettandone i comportamenti, perdonandone le colpe, amand le persone così come sono.