Omelia (12-05-2013) |
Wilma Chasseur |
Perché Gesù se ne va? L'Ascensione, come ci è narrata da Luca, è tutta piena di segni celesti: la nube, gli Angeli, il cielo e Gesù che sale. E gli apostoli lo videro salire con i loro occhi perché, se alla Risurrezione era salito al cielo con l'anima e la divinità, ora vi sale con il Suo Corpo. E non ci sarà mai più un momento in cui nella Santissima Trinità, non ci sia Gesù anche in corpo ed anima, oltre che in spirito e divinità.
Dopo 40 giorni di vita gloriosa, Gesù lascia dunque definitivamente la terra e va a sedersi alla destra del Padre. Perché non poteva rimanere quaggiù? (Se potessimo andare in udienza privata, magari una volta all'anno da Cristo in persona, ci pensate?) Perché è meglio così anche per noi: infatti la conoscenza del Signore, nello Spirito, è più perfetta che quella fisica e sensibile: gli stessi apostoli l'hanno conosciuto poco finché era tra loro. Questo, per il semplice fatto che se la sua umanità è adorabile, non lo è tanto in sé stessa, quanto perché è congiunta ipostaticamente al Verbo. E' la divinità, non l'umanità, il principio e la fonte del massimo bene, ed è la conoscenza "in spirito e verità", la più vera e più perfetta conoscenza.
Anche ad ognuno di noi, è stato fissato un tempo e uno spazio limitato, per realizzare il disegno dell'Eterno. Tutto si decide qui ed ora: la vita è una sola! Da come imposteremo il nostro tempo, ora, decideremo il nostro destino eterno. Perché, checché se ne dica, l'uomo è per sua natura aperto all'infinito. E' questo il nostro supposto antropologico: essere finiti, ma aspirare all'infinito. Se vi chiedessero se volete vivere per migliaia, milioni, miliardi di anni in questo povero piccolo mondo finito, limitato, ristretto, sareste d'accordo? Penso che a chiunque, questo sconquassato mondo, alla fine, gli starebbe stretto e anelerebbe a qualcos'altro. E questo qualcos'altro, che lo vogliamo o no, sarà eterno! Ed abbiamo il tremendo potere di decidere noi, ora, quale sarà il nostro destino eterno: in parole povere, siamo liberi di scegliere il bene o il male. Non siamo fatalmente predeterminati e condizionati da un patrimonio genetico implacabile, che ci impedirebbe di esercitare il libero arbitrio.
Non così l'uomo! Egli costruisce la sua vita giorno dopo giorno. In bene o in male. Ogni vita umana è un sì a qualcuno. Se non è a Dio, sarà a qualcun altro, ma ci sarà sempre questo assenso da dare. Anzi, ogni vita è fatta di centinaia di "sì" e centinaia di "no". Si al bene e no al male o viceversa, ma siamo sempre noi che decidiamo a chi dire si e a chi dire no! Siamo noi gli artefici del nostro destino. Ma più diremo si al bene, più saremo liberi e ci costruiremo; e più diremo si al male, più ci demoliremo e meno saremo liberi. |