Omelia (12-05-2013) |
don Luigi Trapelli |
La gioia di annunciare Gesù Celebriamo l'Ascensione del Signore al cielo. Luca sembra porre tale episodio lo stesso giorno di Pasqua, mentre negli Atti questo evento si situa quaranta giorni dopo. Il commiato di Luca dai suoi apostoli è visto a livello liturgico. Come all'inizio del Vangelo è presentato Zaccaria nel tempio, così la sua conclusione ci presenta i discepoli nel tempio, nel perenne atteggiamento della preghiera. Negli Atti si pone in risalto il distacco di Gesù con l'invito a non guardare troppo in alto, perché il Signore vive oggi grazie alla Chiesa, che testimonia la missione di Gesù. Prima che Gesù venga, bisogna annunciare a tutto il mondo la buona novella. Più si annuncia il Vangelo, più il Cristo risorge nella vita nostra e delle persone che vivono accanto a noi. Cristo è il primo preoccupato della salvezza e non è la Chiesa, che è uno strumento nelle sue mani. La salvezza è anche al di fuori della Chiesa, poiché lo Spirito agisce in mille modi e in mille forme. La Chiesa, però, esplicita ciò che già è presente in ciascuno di noi. La Chiesa porta a compimento e a pienezza i germi dello Spirito presenti nelle persone. Essere in minoranza non è un ostacolo, ma diventa l'occasione per non avere troppe attese e così inventare un annuncio del Vangelo più consono al cambiamento dei tempi con modalità diverse, in fedeltà alla tradizione. Gesù, poi, sale al cielo e noi immaginiamo un luogo in alto, ma in realtà il cielo è il rapporto intenso con Dio, per cui la felicità del cielo è l'intimità più profonda. Il cielo è una condizione di felicità, non è tanto un luogo. Il Signore ci invita a vivere con intensità la propria vita, il proprio presente, il proprio futuro, il lavoro che facciamo, per non sciupare le cose belle che ci dona, vivendo con gioia e non solo con rammarico la propria vita. Non c'è cosa peggiore di passare il tempo e non esserci accorti che la vita è un grande dono per cui ringraziare ogni giorno il Signore. I discepoli, dopo essere stati benedetti, in questo contesto liturgico, tornano a Gerusalemme pieni di gioia e pregano nel tempio. Luca è l'evangelista della gioia, perché la gioia ci deve connotare sempre come credenti. E' il nostro segno distintivo. Una gioia interiore e poi esteriore che nasce dall'incontro con Gesù, grazie alla preghiera, ossia al personale incontro con Lui nel silenzio, nell'Ascolto della Parola, nella Meditazione. Oggi più che mai c'è bisogno dell'orazione. Per questo sta crescendo l'adorazione eucaristica. Il cristiano del presente e del futuro è un mistico, capace di vivere nella contemplazione orante. Buona Solennità dell'Ascensione a tutti voi. |