Omelia (08-01-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Marco 1,7-11 Il battesimo del Signore ci apre allo stupore di un Dio che condivide tutto con noi, anche le conseguenze della nostra fragilitàe miseria. E ci invita a riscoprire lo straordinario dono del battesimo che noi stessi abbiamo ricevuto. Sono giunti dalla capitale e dal Nord per farsi battezzare, lavare via la vita che uno non vorrebbe, irrigare quella che invece desidera, dissetare la sete infinita di Dio. Tutti colgono la forza di quel gesto che chiede autenticità e coraggio. A un certo punto, guardando i volti, al di sopra del mormorio della gente che prega, piange o chiede perdono, Giovanni lo vede. E' in fila come tutti, la tunica arrotolata ai fianchi, aspetta di essere battezzato. Gesù si mette in fila per il battesimo. Non ne ha bisogno, il suo cuore non è oscurato dalla tenebra, in lui la presenza di Dio è assoluta. Eppure vuole condividere il bisogno intimo dell'uomo di liberazione e di pace. Non fa finta, Gesù non accetta vantaggi, in tutto è simile all'uomo. In tutto eccetto nel peccato che, appunto, è l'anti-umanità. Questa sua vicinanza all'uomo si manifesterà ancora durante la sua vita pubblica. Questo suo bisogno di condividere, di camminare insieme, di non accettare scorciatoie lo porterà sulla croce, scomodo pulpito da cui annunciare la verità delle sue parole. Dio non approfitta del suo essere Dio: vuole fare esperienza di umanità senza trucchi. |