Omelia (13-05-2013) |
Riccardo Ripoli |
Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia Ogni giorno abbiamo a che fare con problemi piccoli o grandi, ogni giorno dobbiamo lottare contro qualcuno che voglia farci tacere, imporre la sua volontà, truffarci, denigrarci. Fa parte della vita e dobbiamo farci i conti. Come in molte situazioni abbiamo due scelte di massima da poter effettuare: lottare contro tutto e tutti, oppure subire e lasciar correre. Dovremmo trovare un equilibrio fra le due situazioni e lottare per certe cose, tralasciandone altre. E' un po' come essere un giocatore in campo e ricevere da tanti tifosi un bell'applauso, ma da altri, forse dell'altra squadra, vedersi tirare addosso ogni genere di cose e dover cercare di evitare di farsi colpire, ed è logico che laddove non riuscissimo ad evitarlo, cercheremmo almeno di schivare gli oggetti più pesanti e maggiormente dolorosi. Rientreremmo negli spogliatoi con lividi e cicatrici, ma ancora vivi. Il dolore per tanta cattiveria passerà, ma nel cuore resterà la gioia degli incitamenti e dei complimenti ricevuti dalla maggior parte degli spettatori. Tutto però deve essere condito con la fiducia, altrimenti alla prossima partita saremo ansiosi e timorosi e non giocheremmo bene provocando l'ira anche di coloro che fino a quel giorno ci avevano supportato. A volte mi domando che senso abbia lottare ogni giorno contro i servizi sociali che davanti ti fanno grandi sorrisi e alle spalle parlano male di te perché hai osato mettere in discussione il loro operato, contro i genitori che si ingelosiscono dei risultati che sei riuscito ad ottenere con i loro figli laddove essi avevano fallito, contro le amministrazioni che chiedono e pretendono ma non danno nemmeno quando ci sia un diritto acquisito, contro le maldicenze che di bocca in bocca in bocca diventano sempre più grandi, contro coloro che chiedono ed ottengono da te anche l'anima, ma non sono in grado di ricambiare nemmeno con un sorriso o un abbraccio. La risposta arriva quando vedo il volto sorridente dei miei ragazzi, quando li vedo rincorrersi in quel prato per il quale tanto lavoriamo, nascondersi dietro le panchine che con tanto amore abbiamo riparato e verniciato, tirare fuori valori che oggi si reputano scomparsi. Se nella partita della vita ricevessi soltanto fischi ed urla, ma ci fosse anche un solo spettatore che alzatosi in piedi battesse le mani, quella partita meriterebbe di essere giocata per lui, e sarebbe quell'applauso, quella fiducia a darmi la forza di fare gol. Il Signore ha fiducia in noi, applaude ai nostri umili passi ed è certo che se faremo deserto dentro noi, se non ascolteremo i fischi, le urla e le imprecazioni che ci vengono rivolti, ma soltanto quell'applauso, riusciremo a vincere la nostra partita, che non vuol dire far soccombere un avversario, ma più semplicemente restare in gioco e compiere le nostre azioni a favore dell'intera squadra, la squadra di Dio. |