Omelia (18-05-2013)
Casa di Preghiera San Biagio FMA
Commento su Atti 28, 30-31

"Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso in affitto e accoglieva tutti quelli che venivano da lui, annunciando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento."
At 28, 30-31


Come vivere questa parola?

Accogliere tutti, annunciare il Regno e insegnare sono le attività di Paolo a Roma nei suoi due anni di prigionia. Non può più muoversi, non può più andare e cercare chi aveva bisogno dell'annuncio di Gesù; deve aspettare, agli arresti domiciliari! Ma la sua attesa è attiva grazie alla sua "franchezza", che possiamo meglio dire "coraggio" (e che i greci chiamavano parresia). Anche in catene, quel dono dello Spirito Santo in lui, fatto di forza, di sapienza, di scienza, non lo ferma e lo rende addirittura attraente: la gente ora va da lui, lo ascolta, impara, smonta una mentalità incrostata di pregiudizi rispetto a Dio, all'incarnazione, alla resurrezione... La novità del vangelo davvero non si lascia bloccare da un paio di catene. Ma solo perché recepita e trasmessa da un cuore, come quello di Paolo che non conosce più né paura, né falsità.

Oggi, Signore, ti chiedo il dono di questa franchezza, di questa parresia. La mia testimonianza e la mia parola siano chiare, efficaci, coraggiose. Possano prolungare nel mondo di oggi il mistero della redenzione che tu hai avviato.

La voce di un profeta del nostro tempo

"La parresia è il parlar chiaro, senza paura, senza tentennare di fronte alle minacce del potere, quando bisogna rendere testimonianza alla verità (...) È vero: c'è un tempo per tacere e c'è un tempo per parlare. Quello che oggi stiamo vivendo è il tempo per parlare. E voglia il cielo che tutti ci persuadiamo di questa verità: che delle nostre parole dobbiamo rendere conto davanti al tribunale della storia, ma dei nostri silenzi dobbiamo rendere conto davanti al tribunale di Dio."
Don Tonino Bello