Omelia (13-05-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Giovanni 15,9-17 Desideriamo amare ed essere amati e soffriamo perché non riusciamo ad amare e ad essere amati come vorremmo. O come pensiamo di dover essere amati. Bene: oggi la Parola parla di amore. Cos'è, veramente, l'amore? Giovanni ha le idee molto chiare: l'amore è, anzitutto, accogliere l'amore di Dio, accettare di essere amati, dimorare nell'amore che abbiamo scoperto. L'amore è, quindi, prima consapevolezza e poi sentimento, trasporto, emozione. È dai fatti, dice ancora l'apostolo, che si misura l'amore. Spesso fraintendiamo la parola "amore": non è soltanto passione e coinvolgimento, profumo di violette e felicità infinita, sentirsi preziosi e cercati da qualcuno (un partner, un figlio, un amico). Amore è anche concretezza, quotidianità, fatica, fedeltà, passione (nel senso di patire!). Proprio come ha saputo fare Gesù che si è donato completamente. Spesso il circuito d'amore viene interrotto dalle nostre lentezze e chiusure, dalla nostra fatica e dal nostro peccato. Se capissimo che Dio ci chiede soltanto di lasciarci amare, di lasciarci raggiungere dalla sua misericordia! Di dimorare, restare sotto il cono di luce della sua presenza. Ed è ovvio che l'amore cambia, mi cambia. Già lo fa l'amore di una persona, figuriamoci l'amore di Dio! Dio non ci ama perché siamo amabili ma - amandoci - ci rende amabili e capaci di superare la parte oscura che abita nel profondo di ciascuno di noi. |