Omelia (02-09-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Mc 7,1-8.14-15.21-23 Gesù se la prende con i farisei, gli ultras della fede, che lo accusano di non osservare scrupolose norme rituali. Gesù approfitta della provocazione per inquadrare la situazione: andate all'essenziale, ipocriti, è inutile osservare piccole scrupolose norme scordandosi la misericordia! Per molti cristiani, ancora oggi, credere significa fare o meglio, non fare, qualcosa. Sbagliato: (e qui vuoi punto e virgola, punto esclamativo o due punti?) credere è, anzitutto, incontrare una persona, Gesù, che sconvolge la vita e fa cambiare atteggiamento. Gesù lo sottolinea: i farisei si impegolano in piccole cose rituali trascurando l'essenziale, filtrano il moscerino e ingoiano il cammello. Come succede ancora oggi a noi bravi cristiani: abbiamo ingabbiato Gesù e la nostra fede in una serie di minime prescrizioni rituali lasciando perdere l'essenziale. Quante poche volte sento persone che si dispiacciono di non amare a sufficienza, che si accusano di ritenere la Messa un dovere e non una festa, o di rodersi perché poco disponibili al fratello, e di sospirare perché svogliati nella corsa alla generosità! Tutti pronti a trovare le attenuanti del processo piuttosto che a piangere di gioia per la gratuità del perdono, troppo più preoccupati della nostra devota immagine scalfita che rapiti dalla misura dell'amore donato. Sbagliamo. Solo un cuore che veramente incontra Dio può, alla fine, porre gesti che desiderino realmente incontrarsi con Lui. Solo un cuore toccato diventa un cuore convertito. Allora, e solo allora, i gesti acquistano significato. |