Omelia (16-09-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Marco 8,27-35

Ogni anno, puntuale, all'inizio dell'anno pastorale nelle nostre parrocchie, chiusa la parentesi estiva, troviamo lo stesso vangelo: opportuno, insistente, destabilizzante.

Si parla molto di Gesù, ieri come oggi. Sui giornali, nei dibattiti, tra amici, Gesù è un mistero irrisolto, inquietante, difficile da decifrare. Chi è, veramente, Gesù di Nazareth? Le risposte le conosciamo: un grand'uomo, un uomo mite, un messaggero di pace, uno dei tanti uccisi dal potere. Tutto vero, ma ci si ferma qui; difficilmente si accetta la testimonianza della comunità dei suoi discepoli: Gesù è Cristo, Gesù è Dio stesso. Meglio dar retta alla teoria di moda per dire sempre e solo una cosa, da duemila anni: il Gesù vero non è quello (sconcertante) che vi hanno raccontato... Gesù non ci sta e, a bruciapelo, pone oggi a ciascuno di noi la domanda: Voi chi dite che io sia?. Già. E per me? Per me solo, dentro, senza l'assillo di dare risposte sensate o alla moda, senza la facciata e l'immagine da tenere in piedi? Simone osa, si lancia: tu sei il Messia. Risposta forte, esagerata, ardita: in nessun modo Gesù assomiglia al messia che la gente si aspetta, così comune, dimesso, arrendevole, misericordioso. Nulla. E Gesù, riconosciuto Cristo, gli restituisce il favore e gli svela che egli è una Pietra. Se ci avviciniamo a Gesù e lo riconosciamo Signore, subito riconosciamo chi siamo in noi stessi, chi siamo in verità. Dio svela l'uomo a se stesso, sempre.