Omelia (01-11-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Matteo 5,1-12a

Oggi la Chiesa celebra in un'unica festa la santità che Dio riversa sugli uomini che confidano in lui. Un festa straordinaria, che fa crescere in noi il desiderio di imitare i santi nella loro amicizia con Dio!

Che bello diventare santi! Certo non per le statue e i devoti che accendono i ceri a scaldar loro i piedi... Ma perché diventare santi significa realizzare il progetto di bene che Dio ha su di noi, diventare il capolavoro che egli ha pensato. Dio si fida di noi, sa che ciò che siamo è un seme che può germogliare e crescere e diventare un albero che porta frutto. Crede in noi e ci offre tutti gli elementi per diventare santi come egli è il Santo. Dio solo è Santo, ma desidera condividere questa santità con noi, desidera farla crescere perché, di grazia in grazia, lasciamo emergere l'uomo nuovo che siamo. La santità, come direbbe la grande santa Teresina, non consiste nel fare cose straordinarie, ma nel fare straordinariamente bene le cose ordinarie! Lasciamo, oggi, che sia la parte più autentica di noi a prevalere, a crescere, a prendere il comando nelle nostre vite. E chiediamo ai santi, quelli che sono sul calendario e i tantissimi altri che affollano il Regno, di aiutarci a credere, di sostenerci nella speranza, di insegnarci ad amare come loro hanno saputo fare. La nostra vita diventi trasparenza del Signore, perché sia lui a condurci verso Dio!