Omelia (26-12-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Matteo 10,17-22 Il giorno dopo Natale è dedicato alla digestione, siamo onesti. O alla depressione, per i tanti che hanno passato il Natale fatto di mille luci e di famiglie felici da pubblicità... soli a casa, senza ricevere un dono o una telefonata. Un giorno da cancellare, dove i bambini passano da un gioco all'altro, gli adulti fanno buoni propositi di dieta e amenità del genere. Un giorno da restare seduti in pace a stordirsi di televisione. E la Chiesa che fa? Rovina il clima natalizio celebrando la festa del primo martire. Che cattivo gusto! Una scena violenta in un contesto così armonioso e ovattato! Fa benissimo, la liturgia, a darci uno scossone, a ricordarci che è pieno di sangue il Natale che abbiamo riempito di zucchero. È brutale, il Natale, un pugno in pieno stomaco. Non è accolto il Dio che viene, le tenebre lo fuggono, non lo vogliono. Le stucchevoli musiche natalizie non cambiano la realtà: quel Dio non lo vogliamo, per carità! Noi vogliamo un Dio che ci risolve i problemi, non uno che ce ne crei! È segno di contraddizione, il Signore Gesù, ci obbliga a schierarci. È una cosa seria, la venuta di Dio, qualcosa che ha a che fare con la forza e la testimonianza fino alla morte. Altro che giorno di riposo! |