Omelia (02-01-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Giovanni 1,19-28 Non ci possiamo accorgere del sorriso di Dio se il nostro cuore è pieno di noi stessi. Se la nostra unica preoccupazione è quella di apparire, se la nostra ansia di essere accettati, accolti, applauditi ci strangola e monopolizza ogni nostro pensiero, ogni nostra azione. Non possiamo fare spazio a Dio se diventiamo "dio" per noi stessi. Questo ci insegna, oggi, la splendida pagina di Giovanni che vede protagonista il Battista. Sono venuti da lontano per interrogarlo, la gente accorre da tutto Israele per ascoltare la sua predicazione e per farsi battezzare. Tutti pensano, in cuor loro, che sia lui il Messia: ne ha le qualità e la forza. Potrebbe prendersi per Dio, ma non lo fa. Vive con verità ed umiltà il suo ministero, la sua missione. Molti pensano che per essere credenti occorra dimenticare se stessi. Il vangelo, invece, pone al discepolo la domanda cruciale: che dici di te stesso? Giovanni Battista non si prende per Dio e, alla luce della Parola, pieno dell'esperienza di Dio, dice di essere solo una voce. Il più grande uomo mai nato sulla terra sa dire di se stesso che è una voce imprestata alla Parola di Dio. E noi, cosa diciamo di noi stessi? |