Omelia (05-01-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Giovanni 1,43-51 L'incontro col Messia è contagioso: l'evangelista Giovanni parla della chiamata dei discepoli come di un dialogo fra amici, fra conoscenti. Chi fa esperienza di Cristo non può tacere, non può più farne a meno, sente dentro di sé il desiderio impellente di raccontare, di dire, di dare. Anche Natanaele/Bartolomeo viene coinvolto. Conosce la Scrittura, Bartolomeo, lo troviamo seduto sotto un fico, l'albero alla cui ombra riflettevano i rabbini, conosce bene la Parola: Nazareth non viene mai citata nella migliaia di pagine che descrivono tutti gli angoli più remoti della terra di Israele. È un conoscitore della Bibbia ma la sua lingua è tagliente e il suo giudizio impietoso. Ma non è feroce come appare: è amico di Filippo, il cui nome evoca un'origine meticcia, non deve essere un esaltato tradizionalista come i farisei. Bartolomeo ha un cattivo carattere, si sente. Ma appena Gesù, di quel suo carattere irruento, sottolinea il positivo: che almeno si sa sempre cosa pensa... egli si scioglie! È stupito, Bartolomeo: mai nessuno gli aveva fatto un complimento del genere! E professa, esagerando, la sua fede. Ricordiamoci sempre che l'annuncio passa attraverso la relazione positiva fra le persone... |