Omelia (09-01-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Marco 1,14-20 Riprende il tempo ordinario, dopo la breve ma intensa parentesi del tempo natalizio. Gesù condivide con noi la quotidianità: solidale con gli uomini, non ha paura di assaporare le gioie e le fatiche che sperimentiamo nelle nostre piccole vite. I trent'anni di Nazareth, passati a piallare assi, ci rivelano molto della logica di Dio, del suo stile, della sua volontà salvifica. Quel tempo che noi consideriamo inutile, perso, noioso, Dio lo ha riempito di stupore, abitandolo. Facciamo esperienza di Dio esattamente nell'ordinarietà, andando al lavoro, giocando con i nostri figli, pianificando le bollette da pagare. È questa la novità del cristianesimo: Dio abita ogni luogo, ogni tempo, ogni spazio, con discrezione. Non recluta i suoi discepoli in una scuola teologica, in un seminario vescovile, ma fra i pescatori che stanno riassettando le reti, alla fine di una faticosa giornata di pesca. Ciò che siamo chiamati a fare è spalancare lo sguardo, accorgerci della sua presenza, riconoscerlo nelle pieghe dei piccoli eventi che riempiono una giornata. Perciò, con costanza, ci dedichiamo qualche minuto di preghiera: per riconoscere i segni della sua presenza. |