Omelia (14-05-2013)
Riccardo Ripoli
Amatevi gli uni gli altri

Siamo troppo abituati ad accendere il televisore ed ascoltare le brutte notizie, che spesso non riusciamo a cogliere la gioia di quelle belle. Il bene, l'amore si nascondono spesso nelle pieghe del dolore e della tragedia. In tanti reagiscono alla morte di un loro caro, un figlio, un amico, un genitore imprecando e maledicendo tutti, cercando un colpevole a tutti i costi e sfogando su di lui la propria rabbia. Ma non è sempre così, ci sono esempi di persone che guardano oltre, che affiancano ai propri cari la parola "amore" e la vivono donando luce, come un faro nella nebbia. Davanti a tragedie come quella di Genova siamo tutti smarriti, restiamo con il fiato sospeso incapaci di scegliere su quale strada incamminarci, quella della disperazione o quella dell'accettazione. Chi è maggiormente coinvolto ci può donare la risposta ai nostri interrogativi, può farci da guida verso il porto più sicuro e dare un bell'insegnamento. Ecco che i parenti delle vittime del capoluogo ligure ci porgono un pregiatissimo regalo, ci fanno sentire il loro amore, non parole di vendetta, di odio, di rancore, non imprecazioni urla disperate, bensì compostezza e gratitudine verso quegli angeli che con loro hanno condiviso, attimo dopo attimo, questa strada di dolore. Angeli che hanno alleviato le sofferenze di mamme, papà, fratelli, mogli, figli, sorelle, nonni accorsi a piangere i propri cari, salutati la mattina con un bacio e mai più rivisti tornare a casa. Un esempio di Amore con la A maiuscola, quell'Amore che è tanto apprezzato da Dio.
Così scrivono: "Avvertiamo il profondo bisogno di ringraziare i soccorritori e gli operatori impegnati nelle ricerche dei nostri cari e abbracciare, ad uno ad uno, tutti coloro che durante questa terribile esperienza ci hanno fornito l'assistenza, la solidarietà e l'amore di cui avevamo bisogno. Queste persone non ci hanno abbandonato un solo istante. Non le abbiamo mai visto arrendersi, non le abbiamo mai viste riposare. Ci hanno accolto e ospitato e hanno condiviso con noi interminabili ore trascorse nelle sale della Capitaneria e nei locali della mensa equipaggio. Persone nei cui occhi abbiamo avvertito la nostra stessa sofferenza. Fino al punto di dover rendere, noi a loro, quel conforto e quell'amore che non ci hanno mai fatto mancare fin dal primo istante e che, ne siamo certi, ci accompagneranno per tutto il resto della nostra vita.
Questo è amore vero. Le mamme che confortano i soccorritori tanta è l'empatia, tanta è la sofferenza che essi provano. La gratitudine, il pensare agli altri quando si soffre, onora queste persone ed è il modo più bello e puro per rendere omaggio ai propri ragazzi scomparsi.