Omelia (18-01-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Marco 3,1-6 Il sabato e ogni norma religiosa possono diventare un idolo cui sacrificare il buon senso. Così la straziante scena della guarigione dell'uomo dalla mano paralizzata è emblematico dello stato di lucida follia cui può condurre ogni fanatismo, in questo caso quello religioso. Anche solo immaginare che Dio sia più contento del rispetto esteriore del sabato che del ritorno alla vita normale di un paralitico indica una grettezza di visione che lascia sbalorditi. Il fatto, poi, che i devoti facciano una riunione, offesissimi, per decretare la morte di Gesù indica la distanza fra la loro prospettiva e quella immensamente liberante del Maestro. Gesù non è un anarchico e la norma può diventare il vestito e la concretezza dell'amore, ma, diversamente dai farisei, non mette la legge al centro, ma l'uomo. È il paralitico a stare nel mezzo, perché la gloria di Dio è l'uomo che vive. Anche le nostre comunità devono imparare, e tanto!, da questa pagina nel mettere l'uomo in mezzo, e non i piani pastorali o le tradizioni religiose, cose buone se diventano strumenti per far crescere in pienezza ogni discepolo, ogni uomo. |