Omelia (24-01-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Marco 3,31-35

Gesù cambia radicalmente il nostro approccio a Dio e svela le piccole e grandi contraddizioni che, spesso, caratterizzano gli uomini religiosi. Le sue parole, chiare, autorevoli, inequivocabili, ci costringono all'angolo delle nostre presunte certezze per schierarci accanto o contro di lui. E Gesù osa: chiama accanto a sé gli intoccabili, fa discepoli i peccatori, ridicolizza gli atteggiamenti dei devoti, tratta le donne come pari, mette al centro le persone al di là del loro ruolo sociale. E, soprattutto in Marco, osa affermare che esiste la possibilità di costruire relazioni fra i discepoli che diventano più forti di quelle famigliari. Gesù pretende di essere più di una madre, di un padre, di una moglie, di un figlio... in lui possiamo intessere relazioni fra di noi più autentiche e profonde di quelle nate dai legami di sangue. E quanto è vero! Conosco persone che hanno trovato in una comunità cristiana attenzione, ascolto, verità, profondità come non hanno nemmeno sognato di ricevere dai propri famigliari. Così dovrebbe/potrebbe diventare la Chiesa: una famiglia incentrata sulla stessa esperienza di fede, sulla stessa esperienza di Dio...