Omelia (25-01-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Marco 16,15-18 Paolo è l'unico discepolo di cui non celebriamo solo la nascita o la morte, ma anche la conversione. Una conversione talmente importante per la Chiesa che i discepoli hanno deciso di porre a modello dell'inattesa e imprevedibile azione di Dio. Quanto è inafferrabile Dio! Quanto sono distanti le sue vie dalle nostre! Quanto inattese le sue iniziative! Con una sola conversione è riuscito a cambiare il corso della storia e della Chiesa. L'idea geniale di convertire un fariseo zelante e teologicamente preparato come Paolo ha scardinato in un solo colpo molti pregiudizi: quelli dei farisei che continuavano a combattere i seguaci del Nazoreno che si fece Messia e quelli della nascente Chiesa che pensava, Giacomo in testa, di essere l'unica autorizzata a stabilire la strategia dell'annuncio. Paolo irrompe nel ridente e idilliaco quadro della Chiesa nascente come un elefante in una cristalleria. Sarà lui a forzare la mano dei pavidi apostoli, a spalancare il recinto asfittico e limitato del popolo di Israele per far diventare l'annuncio di Gesù una buona notizia per ogni uomo. Sarà lui a porre la discussione sulle prassi ebraiche confluite intatte nelle primitive comunità. Sarà lui a confrontarsi, anche aspramente, contro coloro che si arrogavano il diritto di essere gli unici depositari della verità di fede del vangelo. Ringraziamo il Signore per tanto senso dell'ironia e chiediamogli di inviarci ancora discepoli così destabilizzanti! |