Omelia (02-02-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Luca 2,22-40

Nel passato in questa giornata si benedivano i ceri che avrebbero illuminato le chiese durante l'anno, per ricordare la profezia di Simeone che vede in Gesù la luce che illumina le genti.

Ha visto una coppia di giovani paesani del Nord, il vecchio Simeone. È abituato a frequentare il tempio, ne ha viste di tutti i colori fra gli uomini di religione e i pii devoti. Ha visto il tempio crescere con l'orgoglio di un popolo e di una rinata classe sacerdotale, giorno dopo giorno, è purtroppo diventata arroganza di chi vuole manipolare Dio. Ora è deluso e stanco, rassegnato e cinico come solo gli anziani sanno essere. Eppure quella giovane coppia lo attira, lo inquieta, lo interroga. E se fosse tutto così semplice? Se il Messia venisse non come tutti se lo aspettavano, fra i tuoni e i fulmini, a sconfiggere i nemici, ma nella banalità del quotidiano, figlio fra i figli, povero fra i poveri? Vacilla, ora, Simeone. Non capisce. Socchiude gli occhi e intuisce. Sente lo Spirito spalancargli la mente e il cuore. Ora una lacrima scende dai suoi occhi stanchi. Vede. Vede ciò che gli altri non vedono: la luce che illumina la Storia. E la storia. Oggi preghiamo per avere quella luce, per lasciare che il Signore vinca ogni nostra resistenza. E affidiamo al Signore i fratelli e le sorelle che hanno consacrato al Signore la loro vita e che oggi ricordano quell'affidamento.