Omelia (17-02-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Marco 8,34 - 9,1 Dio non manda le croci, non scherziamo. Perché dovrebbe? Per farci star male, per fidarci di lui? Perché è educativo? Ma visto che nella prova quasi sempre perdiamo la fede, com'è possibile che Dio, conoscendoci, rischi così tanto? No, Dio non manda le croci: ce le manda la vita, gli altri che rompono le scatole e anche noi stessi, a volte. Se guardo con onestà a me stesso, devo riconoscere che la stragrande maggioranza delle sofferenze che vivo o sono inevitabili o me le sono create io ad arte. Dio non ci manda le croci, noi, troppo spesso, passiamo la vita a levigarla e a piallarla, la croce, pensando, così facendo, di rendergli gloria! Gesù sta dicendo ai suoi, che lo hanno riconosciuto come Messia, di essere un Messia diverso da quello che gli altri si aspettano, di essere disposto a parlare del vero volto di Dio pagando di persona, arrivando fino in fondo, fino a morirne. E a noi chiede di fare la stessa cosa, di imitarne lo slancio, il dono, la generosità. La nostra vita si misura dalla capacità di farla diventare un dono agli altri, non dai risultati conseguiti, non dalle legittime soddisfazioni affettive e lavorative, ma dallo spendersi per il Regno. |