Omelia (20-02-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Marco 9,14-29

Si sono leggermente montati la testa, i discepoli, ora che hanno capito che Gesù è il Messia, ora che hanno accettato (?) la logica della croce, ora che sono saliti sul Tabor e hanno visto la bellezza di Dio sono pronti anche persino a fare i miracoli! Illusi. Quante volte anche noi, come loro!, pensiamo di potere cambiare le cose ora che ci siamo convertiti, ora che, modestia a parte, siamo diventati umili servi del Signore... E invece no, la figuraccia che ne ricavano è solo attenuata dalla struggente descrizione che Marco fa del dolore di un padre molto più attento alla guarigione del figlio che alle questioni messianiche... Un padre distrutto nel vedere il proprio figlio farsi del male, straziato dal dolore del proprio bambino, un padre che elemosina, che supplica una guarigione. E Gesù, urtato dall'atteggiamento dei suoi discepoli, reagisce con durezza: tutto è possibile per chi crede! Il padre, ora, è confuso: ha in mano una soluzione, ma non ha la fede sufficiente per realizzarla. E chiede pietà, chiede di aumentare la sua piccola fede. Grande padre e grande Maestro, che accoglie il sincero grido di un genitore affranto e che esaudisce la sua straordinaria preghiera...