Omelia (23-02-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Luca 9,22-25

Il rischio c'è, eccome. E Gesù ce lo ricorda: si può guadagnare il mondo e perdere l'anima. Si può passare il tempo ad investire nelle cose importanti della vita, gli affetti, la famiglia, il lavoro, dimenticando la ragione per cui esistiamo. Il nostro occidente ha riempito il cuore delle persone di cose, dimenticandosi che il cuore delle persone si colma solo con la presenza di Dio! Abbiamo dimenticato di occuparci dell'anima, abbiamo messo da parte il lungo, faticoso e contorto cammino di questi duemila anni, la scoperta, per l'umanità, di un Dio accessibile ed incontrabile. Stiamo meglio, ci nutriamo adeguatamente (troppo!), abbiamo (quasi) imparato a relazionarci senza scannarci, riusciamo a realizzare parte delle nostre aspirazioni... eppure il senso di insoddisfazione è nell'aria, visibile, palpabile. Le ragioni sono tante, certo, e tutte vere: il lavoro eccessivo, le città sporche, i ritmi insostenibili... Ma, sotto sotto, quello che ci manca davvero è la risposta alla grande domanda dell'esistenza: chi sono io? Cos'è la mia vita? Chi può colmare il mio infinito desiderio di bene? Non perdiamo l'anima, che non vale il mondo intero!