Omelia (28-02-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Matteo 6,7-15 Nel deserto riscopriamo il valore e il dono della preghiera. Quella preghiera che, giorno per giorno, feconda i nostri giorni e cambia il nostro modo di vedere la vita. Facciamo fatica a pregare, tutti, anche dopo molti anni di tentativi e di esperienza, anche se siamo dei discepoli navigati. Alla fine del percorso non ci resta che arrenderci all'evidenza, ammettere la nostra incapacità e chiedere al Signore di insegnarci lui a pregare. La preghiera che ci consegna, l'unica che egli ci ha donato, è colma della sua interiorità, del suo slancio verso il Padre, della sua ricerca intima di Dio. Un Dio che è Padre/madre, che ci invita a riconoscerci parte di un tutto, che ci chiede di elemosinare ciò che riempie il quotidiano restando capaci di guardare all'essenziale e all'altrove. Riscopriamo questa preghiera, in queste settimane, facciamola nostra, gustiamola, ripetiamola spesso durante lo scorrere dei giorni. È la preghiera che meglio parla di Dio, e di noi. Siamo figli di un padre straordinario, siamo discepoli di un Dio che ci fa crescere e ci conduce verso la pienezza. E ancora chiediamo che ogni uomo scopra o riscopra il volto del Padre... |