Omelia (01-03-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Matteo 7,7-12 La quaresima, tempo di deserto, ci aiuta a riprendere in mano la nostra vita, a ricalibrare la nostra strada verso il Signore, a verificare il nostro discepolato. E una delle caratteristiche del discepolo è la qualità della preghiera cristiana che, ci ricorda con insistenza il Signore, non è rivolta ad un despota da convincere ma ad un padre che conosce bene le nostre necessità. Ma, proprio perché è un padre/madre, il Signore vede cose che noi non vediamo. Anche mio figlio chiede continuamente di comprargli dei giochi ma me ne guardo bene dal farlo! Così il Signore fa con noi: magari siamo insistenti (anche troppo) con lui per cercare di ottenere delle cose che ci sembrano essenziali e il Signore tarda a risponderci, forse perché ciò che chiediamo non è il nostro bene o forse perché dobbiamo prima crescere nel desiderio. E oggi il Signore ci ricorda il legame della preghiera con la vita: come possiamo chiedere una cosa buona al padre se noi per primi non sappiamo compiere cose buone per chi sta intorno? La nostra preghiera è credibile solo se diventa parte di un percorso più ampio che converte ogni nostro atteggiamento, se parte dal cuore di un discepolo che sa mettersi in discussione. |