Omelia (02-03-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Matteo 5,20-26 Gesù ha molto a cuore la coerenza fra la vita e la fede: non riesce ad immaginare come un discepolo del Padre riesca a rivolgersi a Dio in un modo, a pregarlo, senza convertire in contemporanea la propria vita. Certo: poi magari ci vuole del tempo e molta pazienza, ma fare il contrario di quello che si dice e si prega non rientra nelle possibilità del Signore. Purtroppo anche noi cristiani, troppo sovente, commettiamo lo stesso errore: creiamo una profonda distonia fra le nostre parole e la nostra vita. La fede, intendiamoci, non si riduce ad un generico buonismo ma se non produce l'effetto di una vita orientata alle parole che pronunciamo, è solo vuota retorica religiosa. Gesù giunge a chiedere al suo discepolo di anteporre la riconciliazione del fratello che ce l'ha con noi (e non viceversa!) alla celebrazione del rito liturgico. Quanto stonano i nostri atteggiamenti di indifferenza, di litigi all'interno della comunità cristiana per ragioni spesso ridicole con queste severe parole del Signore! Che la quaresima ci aiuti ad andare all'essenziale, a riportare un briciolo di coerenza fra le parole che pronunciamo e i comportamenti che viviamo... |