Omelia (05-03-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Luca 6,36-38

Possiamo vedere la bellezza di Dio in molte cose, anche nella bontà di chi ci sta intorno e, così facendo, riverbera lo splendore del vangelo senza saperlo. La gratuità, il dono generoso di sé e del proprio tempo, la disponibilità sono modi concreti di manifestare la bellezza dell'uomo e la bellezza di Dio. Non solo: la misericordia, cioè la capacità di guardare alla miseria degli altri con un cuore largo e benevolo, testimonia il vero volto di Dio e riempie il nostro cuore di una misura pigiata e ben scossa. Il cammino che stiamo facendo dovrebbe/potrebbe portarci a crescere nella misericordia, a lasciare emergere in noi il lato bello, il lato buono. La conclusione del discorso della montagna in Matteo è perentoria: siamo chiamati ad essere perfetti come il Padre. Oggi Luca corregge il tiro ricordando a tutti che la perfezione di Dio consiste nella sua infinita misericordia. Il discepolo non imita l'asettica perfezione di Dio ma la sua accogliente bontà e pazienza. E se c'è un aspetto su cui le nostre comunità devono investire è proprio questo: diventare un Tabor per l'uomo d'oggi, capaci di accoglienza e di ascolto senza giudizio.