Omelia (09-03-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Matteo 21,33-43.45-46

Non sa che fare, il Signore Gesù. Ha raccontato il vero volto di Dio, ha accompagnato le sue parole con gesti profetici ed eclatanti, con una commovente coerenza. Ma non è servito: una crescente ostilità sta mettendo in discussione ogni sua parola, ogni sua scelta. Le rinata classe sacerdotale e i devoti del tempo (!) lo osteggiano perché non amano mettersi in discussione. La tensione nei confronti del Nazareno cresce, giorno per giorno, fino a far presagire una tragica fine come, purtroppo, avverrà. Non si aspettava una tale reazione, il Maestro, e si interroga su cosa fare. Prende in prestito la tragica parabola della vigna, che il suo uditorio conosce bene, e chiede loro un consiglio: cosa deve fare il padrone? Stolti! Non si accorgono che proprio di loro e della loro durezza sta parlando, che sono proprio loro i vignaioli che non riconoscono né i servi né il figlio. E urlano: giustizia! Vendetta! Morte! Già... Così dovrebbe fare Dio con loro, con noi, e invece non lo farà. Dio non è come gli uomini, il suo giudizio è diverso, le sue scelte incomprensibili. Andrà fino in fondo sperando che, davanti a quella croce, gli uomini finalmente si convertano.