Omelia (10-03-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Luca 15,1-3.11-32 È un padre prodigo, il Dio di Gesù, che accetta di essere messo in discussione dai due figli irrequieti che di lui hanno una pessima idea. Dal fratello minore che pensa di essere soffocato, nella casa paterna, di non avere libertà, icona dei tanti che pensano che Dio sia un ostacolo alla loro felicità. Figlio che pretende un'eredità che non gli è dovuta, che sperpera tutto il denaro del padre e tutta la sua dignità. E che quando si ritrova nella miseria non si converte, come a volte immaginiamo, ma ragiona sulle scelte e cerca ancora di manipolare il padre facendo la parte del pentito. Padre messo in discussione dal fratello maggiore che pensa di essere a servizio di un padrone avaro e che non capisce la sua logica, icona dei tanti che credono per dovere, che di Dio hanno un'idea piccina come sono loro. Il padre, invece, è così diverso. Lascia partire il figlio senza fargli violenza, senza ricattarlo, sperando che, stando lontano, forse cambierà idea. Osserva dal lontano l'orizzonte sperando di rivederlo, gli corre incontro (cosa sconveniente!) non gli chiede ragione delle sue scelte. Esce per rendere ragione al fratello maggiore sperando di convincerlo. Che Dio un Dio così! |