Omelia (19-03-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Matteo 1,16.18-21.24

Oggi la Chiesa proclama la grandezza di uno dei suoi figli più amati e conosciuti: Giuseppe, padre di Gesù nostro Signore e amato sposo di Maria, madre di Dio. Un augurio a tutti i papà che da lui imparano la responsabilità di amare.

Immenso Giuseppe, abituato all'odore della colla e della resina, con la mani indurite dal legno e dalla malta, silenzioso protagonista della follia di Dio! Devoto israelita che aveva il sogno di sposare una brava e onesta ragazza e di ingrandire la bottega ora che, a Sefforis, si stava costruendo una nuova città. E che, invece, deve cambiare i suoi progetti, come ci racconta Matteo, e fidarsi. Fidarsi della testimonianza della sua giovane e promessa sposa, adombrata dallo Spirito, che non lo ha tradito per i riccioli scuri di un altro uomo, ma che si è concessa in sposa all'Altissimo. Cosa ne sa lui, uomo semplice, di apparizioni e di promesse? La notte insonne e popolata di incubi lo porta a deliberare a salvezza di Maria, rinnegandola pubblicamente per salvarle l'onore e la vita. E proprio quando, trasgredendo la Legge!, compie un immenso gesto di giustizia, Dio lo rassicura: non temere, Giuseppe. Non teme, Giuseppe, si fida e prende con sé Maria il figlio non suo, che farà suo nell'affetto e nella quotidianità. Giuseppe, che hai saputo mettere da parte i tuoi sogni, il tuo orgoglio di maschio ferito e hai fatto spazio alla novità di Dio che irrompe nella vita, prega per noi!