Omelia (20-03-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Giovanni 5,1-16 Vuoi guarire? La domanda del Signore sembra quasi offensiva, rivolta ad un pover'uomo costretto alla paralisi da tutta la vita. Certo che vuole guarire! Ma Gesù insiste, non è guaritore di professione, non vuole passare per un piccolo santone che fa miracoli gratuitamente. Gesù guarisce per testimoniare la venuta del Regno, l'avanzata della presenza di Dio che sconfigge la tenebra. Vuoi guarire? Per il paralitico la guarigione significa imparare un mestiere, uscire dalla logica assistenzialista che lo ha segnato per tutta la vita, sopportare le inevitabili accuse di inganno che gli avrebbero rivolto. Vuoi guarire? A volte il dolore è un rifugio sicuro in cui stare, in cui accucciarsi, che di dona identità. Gesù ci guarisce solo se lo vogliamo, solo se mettiamo in gioco tutto noi stessi, le nostre energie, le nostre qualità. Il nostro Dio non ci soffia il naso, ci crede capaci di affrontare le inevitabili difficoltà che ci colpiscono, che ci mettono alla prova. Vuoi guarire? Chiediamocelo, quando insistiamo con Dio, chiedendo per noi un intervento che stentiamo a fare nostro, che fatichiamo ad accettare senza riserve. Sì, Dio ci vuole liberi, veri, autentici, guariti interiormente. E noi? |