Omelia (26-03-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Luca 1,26-38 A nove mesi dal Natale la liturgia apre una parentesi gioiosa nell'austero cammino di quaresima. Celebrando la festa dell'annunciazione mettiamo insieme i diversi misteri che stiamo per celebrare. Il Gesù che sta per essere consegnato, quel Gesù che, consapevole di essere un chicco di frumento, è disposto a morire pur di rivelare all'umanità confusa il vero volto di Dio, è il Verbo di Dio che ha scelto di diventare uomo per rendere accessibile l'immensità di Dio. L'uomo fatica ad immaginare Dio e, quando lo fa', spesso se lo immagina come la somma delle proprie paure inconsce, un essere supremo indifferente al nostro destino da tenere buono con i riti e le preghiere... Anche l'esperienza di Israele, pur avendo cambiato radicalmente questa idea, ha confuso la rivelazione genuina con visioni approssimative di Dio, contribuendo a crearne un'immagine misteriosa e scostante. Nemmeno i profeti sono riusciti a cambiare questa ambiguità che permane nel cuore degli uomini. No, l'uomo non è capace ad avere una corretta rappresentazione di Dio e, perciò, Dio ha deciso di incarnarsi, di diventare uomo per diventare accessibile. In questa giornata in cui facciamo memoria dell'istante dell'incarnazione, già vediamo e celebriamo la volontà di un Dio disposto a tutto pur di farsi riconoscere... |