Omelia (31-03-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Giovanni 11,45-56 Il segno della resurrezione di Lazzaro è insostenibile. In tutta Gerusalemme non si parla d'altro: Lazzaro passeggia per le strade, tutti lo hanno visto irrigidito nella morsa della morte. Com'è possibile continuare in questo modo? Il Sinedrio decreta la morte di Gesù (e di Lazzaro), il problema va risolto alla radice, senza indugiare ulteriormente! E Caifa', il temuto sommo sacerdote, fa un'affermazione sconcertante: se Gesù continua con la sua predicazione, certamente verranno i romani a sedare le sommosse. Ora che il tempio funziona non bisogna scomodare Roma, e risolvere le cose fra ebrei. Gesù è pericoloso, suscita attese, smuove le folle, bisogna eliminarlo. Il ragionamento non fa un grinza, ed è perentorio: è meglio che un uomo solo muoia per tutti. E, senza saperlo, Caifa dice il vero: davvero Gesù morirà per tutto il popolo. Giovanni afferma che Caifa', senza saperlo, sta profetizzando. È una persona squallida, un violento arrivista, un uomo spregiudicato e folle. Eppure dice il vero. Come se l'evangelista dicesse che il ruolo del Sommo sacerdote travalica la sua piccineria. Il sacerdote profetizza con verità, nonostante Caifa. |