Omelia (10-04-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Giovanni 20,11-18

È tutta travolta dal proprio dolore Maria di Magdala. Non riesce ad uscire dalla disperazione, nemmeno si accorge che il Signore, risorto e glorioso, le sta accanto... Succede anche a noi, a volte, di invocare nella disperazione l'aiuto di Dio ma di non saperlo riconoscere, a causa della nostra chiusura di cuore. Accogliere Dio, nella sofferenza, significa anche avere il coraggio di lasciare che la sua Parola ci richiami all'essenziale, che ci faccia uscire dal sepolcro in cui dimoriamo. E Maria riconosce l'opera del risorto attraverso la sua voce, la sua Parola. Gesù la chiama per nome e il nome, in Israele, indica la completezza della persona, la sua identità profonda. Gesù, chiamandola, indica vicinanza, comprensione: conosce la sua pena, il suo dolore, ma è giunto il momento per lei di venire fuori, di uscire, di lasciarsi alle spalle il dolore che la stordisce per entrare nella straordinaria esperienza della resurrezione. Che Maria Maddalena ci aiuti ad uscire dal nostro dolore, a non chiuderci in un santo isolamento che non rende mai onore a Dio. Inizia il faticoso cammino della conversione alla gioia, per abbandonare ogni sepolcro in cui siamo sepolti.