Omelia (11-04-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Luca 24,13-35

Camminano sconsolati, i discepoli di Emmaus. Non si capacitano di quello che è accaduto, non sanno dove andare ora che la speranza è morta, ora che la loro fede si è drammaticamente spenta. Vagano, rinchiusi nel loro dolore, incapaci di accorgersi che quel Dio che piangono cammina accanto a loro. Anche a noi succede così: siamo talmente travolti dal nostro dolore da non accorgerci che quel dolore il Signore lo ha portato e redento! La sofferenza è molto presente nei vangeli del risorto: è la condizione da cui ogni racconto parte. È come se gli evangelisti ci dicessero che non è sufficiente essere discepoli per dimorare nella gioia: la gioia necessita di una conversione radicale, di un cambiamento di prospettiva, di una scelta. Piangono, i discepoli, perché non hanno imparato a leggere le loro vicende alla luce della fede come, invece, chiede loro di fare il Signore Gesù. Solo alla luce della Parola riusciamo ad interpretare le nostre vicende, anche quelle dolorose. Chiediamo al Signore risorto di restare con noi, di non lasciare che il dolore che sperimentiamo ci rinchiuda talmente in noi stessi da non saperlo riconoscere quando cammina accanto a noi!