Omelia (20-04-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Giovanni 6,1-15 Giovanni ci dice che la Pasqua è la festa dei Giudei (v.4). Non è più la festa della liberazione, del riconoscimento dell'intervento prodigioso di Dio nella vita del popolo; non c'è più, al centro della Pasqua, la festa del Signore dei padri che vede il dolore del popolo oppresso e interviene, ma solo la festa dei Giudei! È l'uomo al centro, Dio fa da spettatore. E Gesù, con la sua Pasqua, rimette Dio al centro, fa ripartire la Creazione verso una pienezza senza fine. La moltiplicazione dei pani e dei pesci, in Giovanni, riporta il volto di Dio alla sua origine: non più un Dio da invocare per il miracolo di turno, un Dio da corrompere, da convincere, ma il Dio di Gesù che vede la fame dell'uomo e che chiede all'uomo di intervenire anche lui. Da un Dio interventista ad un uomo interventista! Giovanni è l'unico a ricordarci che a compiere il gesto dell'offerta è un ragazzo adolescente che mette in comune la sua merenda per sfamare una folla sconfinata. Davanti al dolore del mondo, davanti alla fame di pace e di giustizia, il Signore ci chiede di smettere di lamentarci o di bussare in cielo per una soluzione dei problemi e di mettere in gioco quello che siamo. |