Omelia (21-04-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Giovanni 6,16-21

Non è andato bene, il miracolo dei pani e dei pesci. Anzi, a voler essere precisi, è il peggior miracolo di Gesù. Per lui era l'occasione di manifestare il vero volto di Dio e dell'uomo. Il messaggio era chiaro: davanti alla sofferenza del mondo, davanti al dolore dell'uomo, condividi ciò che hai. La folla, dopo aver visto il miracolo vuole incoronare Gesù come re: le persone pensano solo che Dio può sfamare gratis. Hanno capito l'esatto contrario di ciò che Gesù voleva dire. È amareggiato, il Signore, e fugge la folla e questo inutile riconoscimento politico. Gli apostoli sono spiazzati, spaesati: perché mai il Maestro non vuole diventare re? Ora che tutto è evidente, tutto è chiaro, ora che è il momento di iniziare il Regno, di cacciare i romani e l'ambigua classe sacerdotale! Sono spaesati e non sanno cosa fare, sono soli in mezzo al lago in tempesta, di notte. Anche noi, a volte, restiamo spiazzati dall'opera di Dio, dalla sua mentalità, dalle sue scelte, siamo in mezzo al lago della vita, da soli, siamo sballottati dalle onde e dal giudizio del mondo. E Gesù raggiunge i discepoli e raggiunge noi, e, nel mare burrascoso, ancora ci svela la sua identità: Sono io, Io sono. Il nome stesso di Dio.