Omelia (26-04-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Giovanni 6,44-51 Chi crede ha la vita eterna, afferma perentoriamente Gesù. Vita eterna che, quindi, non è qualcosa destinata ad accadere dopo la nostra morte, ma che è iniziata il giorno del nostro concepimento! Troppe volte pensiamo che la vita eterna sia qualcosa di cui occuparsi sul letto dell'agonia e, nel frattempo, godiamoci la bella vita nel migliore dei modi! Non è così: siamo già eterni, immortali, siamo già in un percorso di eternità di cui la vita terrena è solo una fase. Potremmo dire che la vita sta alla vita eterna come il feto nel grembo materno sta all'uomo che nasce e cresce. Siamo la stessa persona, feto e adulto, eppure il rapporto con la realtà è completamente diverso. La morte, allora, diventa come l'essere partoriti ad una nuova dimensione. Gesù ci dice che il pane che egli è ci fa prendere consapevolezza della vita eterna, fa crescere in noi la coscienza di ciò che siamo permanentemente. Partecipare con fede all'eucarestia ci spalanca alla dimensione profonda che portiamo in noi stessi fin dal nostro concepimento. Siamo già eterni, siamo immortali e tutta la nostra vita terrena consiste nel dare spazio alla verità che custodiamo e che noi stessi dobbiamo scoprire! |