Omelia (28-04-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Giovanni 6,60-69 La folla è stordita dal discorso di Gesù. Troppo elevato il ragionamento, inaccessibile la sua riflessione, eccessiva la sua proposta. Il clima di tensione fra la folla e Gesù è sfociato quasi in rissa, e molti se ne sono andati, offesi dalla supponenza di questo falegname che, invece di accettare il plauso della folla, se ne va. Ma qui, ora, accade qualcosa di peggiore: sono i suoi discepoli ad andarsene, non i suoi avversari o i devoti di sempre che seguono il guru di turno. I discepoli che lo hanno seguito, che hanno creduto in lui, che si sono accesi di passione per le sue parole. Ora se ne vanno, perché il discorso di Gesù è troppo impegnativo, troppo duro, chi può intenderlo? Anche noi discepoli, a volte, ci troviamo davanti a parole del Signore troppo impegnative e vorremmo fuggire lontano. E il Maestro, grandissimo, si gira verso gli apostoli: non li scongiura di restare, non li prega di fermarsi, almeno loro. Li invita ad andarsene, se vogliono. È libero, Gesù. Libero anche dall'essere un punto di riferimento. Libero: non accetta compromessi, non attenua l'esigenza della sue richieste. È libero, non vuole discepoli ad ogni costo. |