Omelia (30-04-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Giovanni 10,1-10 Il recinto serve a proteggere le pecore dall'assalto dei lupi e degli animali rapaci. Ma il recinto può diventare una gabbia, una costrizione insopportabile. E Israele è finito prigioniero in quel recinto di prescrizione rituali e di leggi religiose che hanno soffocato la libertà del popolo. I mercenari, i sacerdoti del ricostruito tempio, i dottori della Legge, trattano male le pecore, le tengono prigioniere, non vogliono farle crescere ma le soffocano con la loro religiosità opprimente e claustrofobica. A volte anche noi, oggi, siamo oppressi nel recinto delle nuove prescrizioni religiose. E Gesù ci libera, ci riporta alla verità. Solo passando attraverso di lui possiamo riappropriarci della vera fede, solo allontanando dal nostro cuore la triste idea di Dio che a volte ci facciamo possiamo recuperare il vero volto di un Dio pastore buono e bello, che ha a cuore le sue pecore, che le conosce per nome, che le chiama ad una ad una. Tutti abbiamo dei pastori nella vita: il nostro orgoglio, quello che pensa la gente, i nostri appetiti... scegliamo il pastore giusto, l'unico che ci conduce sui pascoli erbosi della vita eterna. |