Omelia (01-05-2012) |
Paolo Curtaz |
Commento su Matteo 13,54-58 Giuseppe è una delle figure più importanti nel nostro cammino di fede eppure di lui sappiamo ben poco se non le scarne notizie che ci derivano dal vangelo. Ma sono più che sufficienti per capire la grandezza di quest'uomo. Gesù è conosciuto come il figlio del carpentiere e probabilmente, anch'egli, come accadeva in tutte le famiglie dell'epoca, ha imparato il mestiere del falegname/carpentiere proprio nella bottega di suo padre. Cosa ci faceva Giuseppe a Nazareth? Uno dei figli di Erode, Erode Antipa, tetrarca della Galilea, aveva deciso di ricostruire una nuova capitale per il nord, Sefforis, ed aveva bisogno di manodopera. È bello sapere che Gesù era conosciuto per il mestiere che faceva! E oggi ricordiamo il valore del lavoro, soprattutto in questo momento di grande crisi in cui non è più il lavoro ad essere al centro delle scelte, ma il mercato. Festa nata in un contesto di lotta per i diritti dei lavoratori, la Chiesa ha introdotto in questa giornata la figura di Giuseppe lavoratore, per richiamare tutti, credenti o meno, al fatto che Dio stesso ha conosciuto la fatica e la gioia del lavoro. Il lavoro che, nella Bibbia, contribuisce a portare a compimento l'opera della Creazione, che rende simile l'uomo al Dio artefice, artista del Creato, che lo rende dignitoso. In questa prospettiva i cristiani continuano a richiamare il mondo dell'economia (invano!) al primato della persona sul profitto. Non smettiamo di combattere. |