Omelia (07-05-2012)
Paolo Curtaz
Commento su Giovanni 14,21-26

Quella di cui parla Gesù nel vangelo di oggi è una progressione spirituale che ci conduce all'intima unione con Dio. È una questione d'amore, inizialmente, di fascinazione: abbiamo incontrato qualcuno che ci ha parlato di Dio spalancandoci al mistero, aprendo il nostro cuore alla sua presenza, lo abbiamo "incontrato" nella preghiera, nel silenzio, nella celebrazione dei segni della sua presenza che sono i sacramenti. Poi questo amore è cresciuto, normalmente attraverso dei momenti di fatica e di prova, anche dolorosi, ma abbiamo colto cose nuove di Dio e di noi stessi. La percezione è quella di dimorare presso Dio, di essere "abitati" dalla sua presenza, di vedere le cose in maniera completamente nuova. Ma il dinamismo interiore non è finito! Gesù ci dona lo Spirito che, nell'intero corso della nostra vita, ci spalanca a nuove scoperte, a nuovi orizzonti. Gesù ha detto e dato tutto: sta a noi, ora, fare in modo che la sua presenza si ravvivi grazie al dono dello Spirito Santo. Spirito da invocare, da chiamare, da accogliere! Molto spesso restiamo spenti nella fede perché non chiediamo il suo intervento e la sua presenza...